Sbiancamento dentale. La nostra opinione.
Come ormai noto viviamo in un’ epoca in cui l’aspetto estetico più spinto predomina i vari canali di comunicazione, soprattutto social.
Il nostro studio ha sempre riconosciuto l’importanza di raggiungere la piena armonia dento facciale, passando ovviamente attraverso un sorriso che generi autostima.
Sempre più sono quindi le richieste di un sorriso luminoso e denti ultra-bianchi, tramite magari uno sbiancamento dentale.
Questa è una procedura nata negli Stati Uniti negli anni 90 e che da allora è giunta più o meno invariata nella sostanza ai giorni nostri.
Quasi tutti i più importanti prodotti sbiancanti sono a base di perossidi, sostanza che libera ossigeno il quale va a ossidare i pigmenti. Queste molecole possono essere presenti in concentrazioni variabili a seconda che si tratti di prodotti utilizzabili autonomamente a casa (in questi casi la percentuale è bassa) o esclusivamente dallo specialista (% alta). La cosa importante da prendere in considerazione è che non tutti possono essere candidati a questa procedura, pertanto è fondamentale una diagnosi e un’indicazione da parte dell’odontoiatra, seguita da una seduta di igiene orale professionale per assicurarsi che denti e gengive siano in perfetta salute.
Altrettanto importante è considerare che qualora si decidesse di effettuare uno sbiancamento domicilare saranno indispensabili controlli periodici per valutare e prevenire le eventuali reazioni avverse e la durata della terapia.
Lo sbiancamento è efficace soprattutto a determinate condizioni, in presenza di pigmentazioni che hanno modificato il colore dei denti. In assenza di queste indicazioni, quindi sbiancando denti di per se sani, già molto chiari e non pigmentati, è una procedura che fa ottenere risultati nella gran parte dei casi poco prevedibili e potenzialmente di durata temporale ridotta.
E’ necessario quindi distinguere tra:
pigmentazione (extrinsic stain)
discolorazione (intrinsic discoloration)
Si parla di pigmentazione quando delle sostanze coloranti di varia natura si fissano sulla superficie del dente per poi passare nei suoi strati più superficiali. I pigmenti più comuni possono essere secreti da batteri cromogeni presenti sulla placca ma più comunemente sono presenti in cibi, bevande o medicine (caffè ,tè, vino rosso, tabacco, liquirizia, clorexidina). Si parla invece di discolorazione se ci sono alterazioni delle proprietà ottiche del dente dovute ad alterazioni della sua composizione strutturale oppure all’accumulo al suo interno di sostanze cromogene.
I casi più frequenti di discolorazione sono dovuti a :
invecchiamento
amelogenesi imperfetta
dentinogenesi imperfetta
fluorosi
malattie ematologiche
anomalie di formazione post-traumatiche
necrosi pulpare post-traumatica
discolorazioni da amalgama d’argento
discolorazioni da particolari cementi endodontici
malattie sistemiche (es.) epatiti
assunzione di tetraciclina
Premesso che il nostro è uno studio che ha fatto e continua a fare tanti sbiancamenti dentali, devono essere sempre rispettate le giuste indicazioni.
Infatti sottoporre denti sani a questo trattamento di per se può anche presentare dei rischi, in caso di applicazioni incongrue, relativi soprattutto all’ Ipersensibilità dentale, fino a veri e propri danni alla radice e alla necrosi della polpa.
Pertanto lo sbiancamento di denti vitali sani non pigmentati con lo scopo di guadagnare tonalità di colore rientra in un ambito che potremmo definire “cosmetico” e non estetico.
Per le sedute di sbiancamento eseguite in studio l’azione di queste molecole viene ad essere implementata dal laser, che usiamo come catalizzatore ottico di queste reazioni chimiche.
Grazie per il tuo interesse in questo articolo.
Nei prossimi articoli affronteremo anche i rischi di trattamenti sbiancanti fai da te o di “ricette per lo sbiancamento” che possono trovarsi online.